Studenti e docenti da Roma a Scampia: “Grazie Padre”

Quattro giorni a Scampia, per un’ esperienza “controcorrente”: a viverla quindici ragazzi dell’Istituto De Merode di Roma e cinque docenti. Di seguito alcuni passaggi di una condivisione giovane e preziosa:

“La ludoteca e CasArcobaleno sono due posti a Scampia dove si può ricominciare, quando ancora non è tardi per farlo”

 “Quattro giorni diversi dal solito, dove non è importante apparire o mettersi in mostra, ma stare uniti, divertirsi e provare a capire come funziona vedendo il mondo da una prospettiva diversa“.
 “Ogni volta che vengo qui si fanno sempre le solite attività ma non è mai lo stesso, ogni volta succede qualcosa che riesce a commuovermi e a stupirmi (…) e soprattutto a farmi essere me stesso”.
 “Sono venuto qui più per una curiosità personale che per una vera missione di volontariato ma, soprattutto visitando il campo rom di Giugliano, mi sono reso conto che il sorriso di quei bambini era molto più importante di ogni mia curiosità”.
“Sguardi che parlano e dicono ‘vieni a giocare con me'(…)’vuoi essere mia amica?’. Piango di gioia. Corro verso di loro. Li acchiappo e li faccio volare in aria. Ma questi bambini non piangono mai?
(…) Alla fine mi sono resa conto che avere tanto, tanti oggetti, tante cose materiali, inutili, non è per niente essenziale“.
 “La prima volta che ci siamo andati non volevo entrare, avevo molto timore, sono una persona egoista e non mi viene naturale aiutare gli altri: L’odore era insopportabile e trovavo il posto, la gente, i bambini, tutti sporchi. Però poi mi sono abituato e stare con loro è stata la cosa più bella al mondo (…) la semplicità rende felici, erano bambini bisognosi di attenzioni, e lo sono anch’io, giocando con me mi facevano sentire importante“.
 “Ho toccato le mani sporche e annerite di quella bambina rom senza avere paura di prendermi qualche malattia, perché ci faceva star bene. Questo è amare: è stare bene dove non avresti pensato di potere (…). Quando dici ‘ti amo’ stai intendendo che la tua musica non è più tua ma è quella di un altro, che la tua mano non è più tua da proteggere ma è ormai la sicurezza di un altro, che il tuo animo non è più solo tuo, da decorare, ma reca un tatuaggio indelebile dell’amore di un altro.”
 “Mai capito, se non qui, quanto sia importante il bello. Spero di crearlo”.
 “Come ultima cosa: GRAZIE PADRE, grazie Dio per tutto questo, per OGNI SINGOLO MOMENTO PASSATO QUI. Grazie”

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