A Como il campo vocazionale per costruire il futuro con gli ultimi

Una settimana per uscire dai propri ambienti, andare a testimoniare la ricchezza del carisma lasalliano in contesti in cui non è ancora conosciuto. La proposta, avviata dalla Provincia nel 2018, ha portato quest’anno a Rebbio, Como, dal 17 al 24 agosto, 9 tra giovani, insegnanti, fratelli e associati.

“Como è terra di frontiera, terra di passaggio” spiega Fr. Enrico Muller, visitatore ausiliare: “è questo il motivo che ha attirato l’attenzione della Commissione Vocazionale perché “la conversione di Giovanni Battista de La Salle verso i poveri può essere vista come l’abbandono di un luogo di privilegi culturali, economici e religiosi per andare verso le frontiere della società di Reims e mettersi a servizio degli artigiani e dei poveri”. Papa Francesco ci ricorda sempre che “siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati a impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità”.

Una parrocchia “approdo”

La Parrocchia di San Martino, con il ritorno di don Giusto Della Valle dal Camerun è diventata un luogo di accoglienza e di vita per molti giovani e per alcune famiglie. Molti di loro giungono da paesi lontani. La Comunità parrocchiale, insieme ad altre realtà, ha risposto alla chiamata ad essere “casa” ed è diventata, anche per le istituzioni civili, luogo di approdo e di emergenza.

“Nella settimana in cui abbiamo vissuto a Rebbio erano ospiti 16 minori non accompagnati in attesa di essere collocati in strutture idonee” racconta fr. Enrico. “A tutti è stata offerta l’accoglienza, il vitto, la possibilità di ogni genere di aiuto come la richiesta di collaborare con il proprio impegno alla vita di tutta la Comunità.

Il servizio educativo, che abbiamo avuto la gioia di offrire, si rivolgeva a bambini e bambine provenienti da una moltitudine di paesi: Afghanistan, Ucraina, Cuba, India, Sri Lanka, Kenya, Ghana, Albania…

 

Giornate ricche di “presenza”

Al mattino ci si riuniva per un momento di gioco insieme, per alcuni laboratori di manualità e di canto; ognuno di noi ha potuto non solo condividere i propri talenti, ma anche scorgere in ciascun bambino la gioia e la soddisfazione d’imparare o di realizzare qualcosa di nuovo.

Al pomeriggio i compiti delle vacanze e l’apprendimento della lingua italiana erano le attività principali; se per qualcuno erano meno piacevoli di quelle del mattino, per altri erano momenti entusiasmanti.

Nel periodo pre-serale la scuola d’italiano per adulti riempiva gli spazi e qualcuno di noi ha avuto la straordinaria possibilità di fare lezione a questi nostri fratelli e sorelle.

La sera, la condivisione attorno alla Parola, ascoltata nelle lodi e celebrata nell’eucaristia, tesseva insieme le esperienze, i sentimenti, le emozioni e le difficoltà vissute ed era sempre occasione per rileggere la presenza di Dio e l’amorevole presenza di Gesù nei piccoli”.

 

 

Risonanze dei volontari

 

Oltre i pregiudizi
“In questa settimana comunitaria, con il suo intreccio di storie, di sguardi e di vissuti, ho pensato spesso ai sogni e ai desideri che ogni persona porta con sé: a quei sogni che rimarranno tali, a chi ha dovuto lasciare la sua casa, a come ci si può sentire a casa in un’altra parte del mondo” racconta Luisa. “Qui a Rebbio ho capito il vero significato delle parole comunità e servizio al prossimo; sono grata di aver avuto la possibilità di conoscere tante belle persone che tutti i giorni dimostrano con i loro gesti quello che Gesù ci ha insegnato. Durante questa settimana ho riconosciuto spesso i miei limiti a mettermi completamente a servizio degli altri e mi sono domandata quanta strada abbia ancora da fare la mia fede; occorre per superare i pregiudizi, per evitare giudizi e per guardare le persone con la loro unicità e fragilità”

 

Dio parla attraverso i piccoli
“Desideravo di più, sapevo che era possibile e credevo in chi sicuramente mi avrebbe aiutato. Il Signore sceglie gli ultimi, parla per bocca dei piccoli, si lascia servire nella carne dei sofferenti: questo impariamo dalla Parola di Dio e a questa scuola ho avuto la grazia di partecipare nel corso del campo vocazionale” aggiunge Marco. “Accogliere il prossimo, lasciarmi guardare e coinvolgere nelle relazioni, avere un ritmo di preghiera costante e comunitario sono state scelte pratiche che quotidianamente hanno dato forma alla relazione con Dio. È liberante accorgermi che Lui già c’è e mi resta solo riconoscerLo; l’incontro con Lui non è frutto del mio sforzo, ma del suo esserci prossimo”

 

Una scintilla di fraternità
“Non è la filantropia o l’assistenza sociale a restituire dignità a chi crede di averla persa, ma lo scorgere in ogni persona una scintilla di fraternità” confida Luisa. “Questa è stata l’esperienza con i bambini con cui abbiamo giocato o fatto i compiti, con chi abbiamo incontrato in una lezione d’italiano, lavando insieme i piatti o facendo una chiacchierata ai giardini pubblici. Una scintilla di fraternità che si coglie se il nostro sguardo è aperto, non giudicante, semplice”.

 

Per un mondo migliore
“Partecipare al campo vocazionale di pochi giorni a Rebbio ha senso soltanto se visto con uno sguardo di fede… servire gli altri, i bambini immigrati, è spronare loro ad aver fiducia nelle proprie capacità d’imparare e di costruire un futuro equilibrato e felice non solo per sé stessi… possiamo perciò aver fede in un mondo migliore!” scrive Nina.

 

Imparare ad essere comunità
Per Gabriele “i bambini hanno un modo fantastico di stare insieme anche se con nazionalità e lingue diverse… fare comunità con persone che non conoscevo è stato molto interessante e arricchito dai momenti di condivisione, esperienza nuova e difficile per me… il servizio che ho svolto è stato cucinare per tutti, sono stato con donne provenienti da varie paesi, persone gentili e volenterose”.

 

Volti, sguardi, abbracci, condivisioni e confidenze, emozioni, giochi e risate, studio e scoperte, cibi dai sapori inusuali e frutti esotici… e la testimonianza di una comunità che ha scelto di “costruire il proprio futuro con i migranti” rimangono nella nostra vita di comunità lasalliana che “par le mouvement de l’Esprit” cerca di esser fedele al carisma donatoci.

 

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