Govoni ai ragazzi del De Merode: “Cercate il perché e donate il vostro meglio”

Quattro ore serratissime, entusiasmanti che “fanno scuola”. A proporle agli studenti è l’Istituto San Giuseppe-De Merode dei Fratelli delle Scuole Cristiane, venerdì 4 novembre. Ospite d’eccezione Nicolò Govoni, 29 anni, candidato al nobel per la pace nel 2020, CEO di “Still I Rise”, ong con all’attivo 4 scuole di emergenza per profughi in Grecia, Kenya, Siria, Congo.

Inadeguato
“Bocciato due volte in secondo liceo, ero un adolescente difficile” racconta ai ragazzi delle medie prima e del liceo poi nel teatro della scuola. “Non trovavo il sistema scolastico adatto alla mia persona, aggiungevo difficoltà relazionali, problemi a casa e delusioni, anche sentimentali. Mi sentivo infelice, inadeguato, insoddisfatto. Sei uno zero mi dicevano, impacchetterai merendine”.

L’esperienza di volontariato in India e il cambio di sguardo
Così annoiato dal mondo cerca sul web e parte per un’esperienza di volontariato in India. Quattro mesi in un orfanatrofio con 20 bambini diventano quattro anni. Il cambio di sguardo un giorno: “ero seduto su una scala. Le voci dei bambini di sottofondo. Il tepore del giorno. Le palme e la bellezza della natura intorno. Avverto un senso di pienezza e felicità che non avevo mai sperimentato prima. Avevo trovato il mio perchè. Ogni giorno avrei provato a cambiare anche di poco in meglio il mondo che mi circondava”. Si iscrive all’università locale alla facoltà di giornalismo. Raccoglie fondi per mettere in sicurezza l’orfanatrofio in difficoltà. Rientra poi in Italia.

In attesa del master la tappa a Samos
“Avevo 21 anni e sperimentato quanto anche le migliori intenzioni potessero far male. Quei bambini orfani in India sperimentavano un secondo abbandono, il mio”. L’idea di un master a New York. Nell’attesa, 6 mesi a disposizione, parte per Samos, Grecia. Nel centro di accoglienza e identificazione, pensato per 600 persone, ve ne sono 7000, senza bagni, servizi e riscaldamento. Una struttura finanziata dall’Europa. “Dopo 9 mesi senza cambiamenti con altre 2 volontarie – Giulia, italiana, e Sara, americana – decidiamo di innescare il cambiamento.

Nasce “Still I Rise”
Rinuncio al master e apriamo Masì, in greco Insieme, la nostra prima scuola di emergenza, un luogo in cui restituire ai bambini la loro infanzia negata, il loro futuro. Un luogo ristrutturato, trasformato in una scuola, arredato, in cui stare in sicurezza dalla mattina alla sera, consumare un buon pasto, fare sport, musica, tornare a sognare”. Nasce così l’ong “Still I Rise”, dal verso di una poesia. Il passaparola e la raccolta fondi sui social, il primo libro diventa un caso editoriale con Rizzoli. “Amavo scrivere e farlo per aiutare gli altri era il massimo. Stavo realizzando pienamente il mio sogno”. L’ong seleziona volontari in base alle attitudini, ai talenti. “È il voluntalento, l ‘alternativa al volonturismo che avevo sperimentato in prima persona”.

In Turchia, il valore del fallimento
La Turchia, “il paese con il maggior numero di profughi al mondo, era a soli 15 Km. Pensiamo logico aprire una scuola anche lì” racconta Govoni. Proviamo e sperimentiamo, dopo tanto impegno, un fallimento enorme. Non avevamo messo in conto la corruzione. Un insuccesso che ci ha messo a dura prova ma fatto crescere tanto”.

Siria, Kenya e Congo: 3 scuole in 2 anni
Imparando dagli errori Still I rise apre nei 24 mesi successivi tre nuove scuole: in Siria, Kenya – dove offre un baccalaureato internazionale gratuito a profughi di 8 paesi – in Congo togliendo i bambini dalle miniere di cobalto. “Non facciamo nulla di particolare. È uno schifo che altri non facciano qualcosa”.

Un’idea “altra” di scuola
Un modello diverso di istruzione, basato su 4 pilatri: la scuola è casa, i docenti sono famiglia, lo studente è al centro, il pensiero è globale, capace di abbattere le differenze, valorizzandole “proponendo l’apprendimento di concetti, non contenuti”. Liberi da fondi e contributi istituzionali l’ong si muove rispondendo a bisogni reali “quelli che neanche l’agenda ONU riesce a leggere”.

Progetti
“Still I Rise” non si ferma. Ha all’orizzonte una scuola in Colombia e una in Italia dove “la scuola è in stato di emergenza” sottolinea Nicolò, condividendo dati su dispersione scolastica, mancato aggiornamento professionale, insoddisfazione di docenti, presidi e genitori, ansia degli studenti e mancati investimenti. “Vogliamo creare un nuovo modello che contamini il pubblico”.

 

“Dai il meglio di te”
Gli occhi sbarrati, attenti e partecipi dei ragazzi e dei giovani raccontano un dialogo profondo in atto. Tante le domande: “come non farsi trascinare, avere il coraggio di scelte controcorrente, uscire dalla mediocrità?”. “Non essere un 6 se puoi essere un 10” risponde Govoni “scegli la tua vita. Non c’è tempo per essere annoiati. La risposta può arrivare dopo ma la domanda sul perché devi fartela subito, ora. Siate critici, ridiscutete tutto per migliorarlo”.

Il coraggio di essere “presente”
I ragazzi si alzano, vogliono stringergli la mano, chiedono un autografo magari sulla maglietta o il libretto delle giustificazioni, vorrebbero portarsi a casa un po’ di quel coraggio, per il domani. “Nel 2019 per la celebrazione del tricentenario lasalliano ci eravamo chiesti: dove sarebbe oggi San Giovanni Battista de La Salle?” racconta Andrea Sicignano, docente e referente per la pastorale al De Merode. “Era chiaro: sarebbe stato sull’isola di Samos a salvare con la scuola i bambini migranti non accompagnati. Lì c’era Nicolò. Abbiamo scelto allora un suo libro per il concorso letterario della nostra scuola”.

“Oggi i ragazzi, che hanno scritto quei temi, sono in quinto, pronti per l’università. Hanno dialogato con Nicolò e gli hanno regalato i loro scritti, per rendere ragione di un sogno condiviso da anni, che Nicolò ha cresciuto e moltiplicato” ha evidenziato Fratel Alessandro Cacciotti, direttore.

“I giovani possono cambiare il mondo, insieme, un bambino alla volta come lui ci ha dimostato. Sono il presente e presente vuol dire anche “regalo”. Nicolò è un regalo per il mondo ed è stato un regalo per la nostra scuola oggi” ha concluso Sicignano. Incontrarlo è stato un emozione e un onore. É il ragazzo che avrei voluto essere e l’educatore che dovrei e proverò ad essere. Ha offerto un modello differente a ragazzi ricchi di opportunità ma spesso incastrati in percorsi preconfigurati che non li renderanno la “versione migliore possibile di se stessi”. Se anche uno solo degli studenti presenti oggi avrà il coraggio di seguire i suoi consigli e il suo esempio il mondo sarà certamente un posto migliore”.

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