Scampia: per 18 ragazzi del De Merode uno “strappo nel cielo di carta” che rende migliori

Una breve riunione con Fratel Enrico Muller a CasArcobaleno per prepararsi all’incontro. Ad attendere i ragazzi del De Merode nel pomeriggio sono i bambini del campo Rom di Giugliano, per uno scambio di esperienze e momenti di gioco. Si inizia con una partita di calcio, a squadre rigorosamente miste e balle di fieno come porte. Nel frattempo nel cuore del campo, alcuni ragazze e ragazzi dell’Istituto Lasalliano sono intenti in giochi con i più piccoli e ascolto dei coetanei.

Tre ore che hanno nutrito e scaldato i cuori suggellati dagli affettusoi saluti finali. “Ero sicura che nulla mi avrebbe potuto sorprendere perchè pensavo di aver già visto tutto. Non mi sarei potuta sbagliare di più. Ho giocato con bambini che vivono in una povertà impensabile. I loro volti tuttavia risplendevano di felicità e gioia di vivere che ho condiviso stando con loro. Un confronto con una realtà che non dimenticherò mai” confida Emila, quarto liceo.

Diciotto in tutto i ragazzi. la sera scandita dai ritmi della cena e da momenti di condivisione per rileggere le esperienze: la visita al quartiere di Scampia, le sue profonde ferite e la sorprendete voglia di rinascita. Il servizio ai bambini della ludoteca il giardino dei mille colori a ridosso di un altro campo Rom. L’accoglienza di Suor Edoarda e la sua storia. Il supporto ai ragazzi della scuola di seconda opportunità “Io Valgo” per preparare l’esame di terza media. “Sentirmi così utile per questi bambini è stato sconvolgente e ora che sono rientrata sento forte la loro mancanza. Un’esperienza che ha toccato profondamente la mia coscienza” racconta Gaia, secondo liceo.

Quattro giorni, dal 16 al 19 giugno, e poi quell’abbraccio finale offerto da ogni singolo ragazzo ai loro coetanei romani, carico di significato e di affetto. “Un vero strappo nel cielo di carta, l’avrebbe definito Pirandello, una realtà che si impone all’improvviso sui nostri piccoli drammi quotidiani. Uno strappo che però non lascia sgomenti ma con una consapevole voglia di fare e migliorare se stessi per primi per poi migliorare il mondo” confida Davide Lenti, docente del De Merode. “Ha formato i nostri ragazzi raccontando loro una realtà a mala pena immaginabile senza un’esperienza diretta. Ha restituito ai nostri ragazzi la consapevolezza e l’orgoglio della propria luce interiore ed il coraggio di vederla brillare nelle proprie azioni quotidiane”.

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