Sette passi per educare con il cuore

Come vivere in modo autentico la missione lasalliana, 300 anni dopo? Ad illustrare sette passi possibili per concretizzarla nell’oggi è Fratel Rafael Matas, consigliere generale per la famiglia e la vocazione lasalliana, intervenuto al Live LaSalle, l’incontro dei docenti lasalliani svoltosi a Roma dal 21 al 24 febbraio.

Una strada oggi possibile grazie alla testimonianza di San Giovanni Battista De La Salle e ai primi fratelli, che in Francia nel 1682 iniziano a dedicarsi all’istruzione dei bambini delle classi più povere.

Riconoscere innanzitutto i doni che abbiamo ricevuto: umani e spirituali” spiega. “Conoscerci come persone, con i nostri valori, con il nostro carattere, con i nostri ideali e incongruenze, con le nostre sensibilità e sfide, e anche con la nostra volontà di crescere”.

Accettare quindi di avere una vita interiore che deve essere nutrita “curata e rafforzata. Ognuno è responsabile della propria fede” cammino, permanente per poter guardare in modo diverso la realtà e trasformarla.

 

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Desiderare di camminare con gli altri. “Non c’è missione lasalliana senza comunità. È il nostro “insieme e per associazione”. Non ci riuniamo per evitare la solitudine, né perché abbiamo paura dell’impegno che abbiamo nelle nostre mani. Educare i bambini, i giovani, gli adulti in modo umano e cristiano….. richiede una “tribù” che si impegnano a creare una cultura lasalliana in noi stessi, nei nostri studenti, nei nostri genitori, nel personale non docente e nei servizi amministrativi. Lo facciamo a partire dalla nostra stessa spiritualità espressa nella fede, nella fraternità e nel servizio. Lontano da qualsiasi individualismo che ci racchiude in noi stessi”.

Sentirsi parte della creazione, “parte della famiglia umana perché siamo con gli altri parte di tutta la creazione e membri attivi della Famiglia Lasalliana”.

Essere consapevoli che la missione richiede uno speciale zelo, “un impegno personale e comunitario. Dobbiamo prenderci cura del silenzio, dell’umiltà, della prudenza, della gravità, della fermezza e della dolcezza, della vigilanza, della pietà, della generosità … o, in altre parole, delle 12 virtù del buon insegnante. A livello di gruppo dobbiamo combattere perchè Dio sia presente nelle nostre opere educative, per creare un ambiente educativo di rispetto, accoglienza, ascolto …. Senza queste richieste, l’istruzione di qualità è impossibile”.

Guardare gli studenti nella loro diversità, “cercando la loro integrazione, generando in loro la sensibilità sociale e aiutandoli a migliorare continuamente come persone dai valori della Buona Novella di Gesù”.

 

60 docenti in gioco per una vera scuola lasalliana


Avere una predilezione speciale per i più bisognosi
. “Sia per coloro che sono al nostro fianco, nelle nostre opere educative, sia per quelli che sono lontani da noi. Educare alla giustizia e alla solidarietà, scommettere per uno sviluppo sostenibile, lottare contro ogni abuso fisico o sessuale di potere, lottare contro ogni violenza in genere, aiutare le donne non solo ad essere rispettate ma pienamente valorizzate, lottare contro ogni tentativo di radicalismo non evangelico, contro ogni estremismo sociale o politico o economico”.

“La Missione Lasalliana di oggi ha bisogno di minoranze creative”, ha concluso Fratel Matas “che facciano conoscere il potere della Buona Novella, la bellezza del Vangelo come progetto di vita il cui centro è la sequela di Gesù. Non dobbiamo aver paura di sognare”.

 

 

 

 

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