“Esiste un modo per portare i giovani a Cristo”

Non mi ritengo un’esperta nell’ambito della fede e dei giovani, ma negli ultimi 5 anni ho lavorato a stretto contatto con loro. Lavoro in una scuola dei fratelli delle scuola Cristiane situata nel centro di Roma. I  miei studenti appartengono all’alta borghesia romana e la maggior parte di loro proviene da famiglie estremamente facoltose. Molti hanno viaggiato in ogni continente, ma magari non sono mai saliti su un autobus o una metropolitana; discutono di quale borsa di alta moda acquistare o a quale prestigioso evento andare, ma non sanno qual’é il costo di un cartone di latte.

Hanno tra i 13 e i 19 anni. Siamo lì per loro con il movimento giovanile Lasalliano, per discutere di fede, di giustizia sociale e in generale di ogni argomento che sentono vicino. Cerchiamo di portare i giovani a Cristo, di renderli più consapevoli della realtà che li circonda, ma nella mia esperienza, per i giovani di oggi la storia di Cristo è solo una storia qualsiasi, come una delle tante che sentono ogni giorno sui social, perché è così che purtroppo la percepiscono. Non ha un valore diverso. Bombardati di immagini e informazioni di ogni genere, molte delle quali non vere, non credono più a nulla. Entrando in Chiesa i ragazzi spesso non si sentono capiti, non recepiscono il messaggio, perché il modo in cui la storia di Cristo viene raccontata non è adatto a loro.

Quanto al discernimento vocazionale, scelgono il loro cammino di vita non basandosi su cosa li renderà felici o darà senso, ma su ciò che permetterà loro di continuare a vivere con la stessa disponibilità economica, per poter continuare ad acquistare ancora di più.

Ho visto però che esiste un modo per portare questi giovani al meraviglioso incontro con Cristo: l’esperienza diretta, toccare con mano una situazione per comprenderla a pieno, anche se a volte può essere traumatica e scioccante, esperienza vera, che lascia un segno. Lo riconoscono negli ultimi, nei poveri, in chi chiede l’elemosina, negli anziani a volte abbandonati nelle case di cura, nei bambini che incontrano ai doposcuola di quartiere e in tutti quelli che vivono ai margini della società. È un incontro pieno di bellezza e di amore, a volte traumatico, che serve a svegliare la loro coscienza, ad aprire gli occhi sulla realtà e soprattutto pone domande: “cosa voglio fare nella mia vita per aiutare a rendere il mondo un posto migliore, in cui ci sia più amore per il prossimo?”

Proponiamo ai nostri ragazzi quasi ogni giorno della settimana una diversa attività di servizio, accanto ai poveri fino ad un vero “campo di lavoro vocazionale” a Scampia, nella scuola di seconda opportunità, in cui una trentina dei nostri ragazzi, vive un’ esperienza trasfigurante ogni anno di 5/6 giorni, rinunciando alla settimana bianca. Cercare un nuovo modo di comunicare con i giovani, un nuovo modo di fargli scoprire la bellezza del messaggio cristiano e portarli a Lui: è sfida del sinodo, la nostra sfida.

Eleonora Munaretto, referente per l’Italia del Movimento giovanile Lasalliano nella RELEM
Testimonianza resa al VI Seminario di Formazione degli Educatori, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” 1/2 dicembre 2017 – UISG-USG

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