Insegnanti di religione e operatori di pastorale insieme “chiamati a far nascere nuova bellezza”

Una chiamata per quanti vivono “l’appassionante avventura dell’annuncio del Vangelo in modo esplicito sia a scuola che fuori”; un’ occasione per agevolare l’incontro dalle diverse realtà di persone che possano essere “lievito” nelle singole realtà educative. Questi gli obiettivi dell’iniziativa, promossa il 24 e 25 novembre, dal Tavolo di Ricerca Vocazionale e da quello di Pastorale e Volontariato. A guidare la riflessione Fratel Robert Schaefer, del Segretariato di formazione permanente: “La fede non si eredita. Ad un certo punto si prende la decisione di essere discepoli di Gesù nei nostri contesti. L’ha presa San Giovanni Battista De La Salle quel fatidico giorno, nel marzo del 1679, sulla porta delle suore di Gesù Bambino. Ha iniziato a vedere e rispondere in modo diverso. Così è nato il carisma, dono ad un individuo per la vita della Chiesa e del mondo, dono fondatore perché, finché l’Istituto è vivo, è in uno stato di fondazione”. Tre le immagini, consegnate dal La Salle, che sono state approfondite: ambasciatori di Dio, collegamento, speranza; angeli custodi che nel silenzio, con sincerità e nella gratuità di cuore si prendono cura degli studenti; buoni pastori dove “l’umile toccarsi dei cuori è via lasalliana”.

img_5052Su fede, comunione e servizio, le tre porte lasalliane, il lavoro in gruppi coordinato da Fratel Robert Schieler, per stimolare azioni nuove e profonde all’interno delle comunità. Diversi i momenti di preghiera condivisi, la celebrazione dell’eucarestia e significativa la cena da Gustamundo, dove la cucina è azione d’integrazione sociale grazie alla collaborazione con Centri di accoglienza e onlus.

“Essere comunità lasalliana e sentirsi parte integrante di essa è un fattore stimolante per lavorare con una nuova creatività e in una nuova prospettiva” sottolinea Francesca “quella di condividere il proprio lavoro e la propria esperienza, eliminando l’individualismo che a volte porta alla divisione e non all’unità”. “Una nuova partenza” confessa Silvia “Questo non è un semplice mestiere, un’occupazione, un modo per guadagnarsi lo stipendio: è molto di più. E’ una vocazione, una relazione ”amorosa”. La relazione di chi è capace di guardare i suoi alunni e tutte le circostanze che accadono in classe e fuori da essa, con lo stesso “sguardo” di chi “è stato chiamato per nome”.

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