“Aprire i saperi alla trascendenza, valorizzare le differenze, ripensare educazione ambientale e politica”

Rifondare il patto educativo per superare tre grandi fratture:- tra educazione e trascendenza, educazione e differenze da tenere insieme , tra uomo, natura e società”. Ad affermarlo l’Arcivescovo Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, nel suo intervento alla X Giornata pedagogica della scuola cattolica tenutasi a Roma il 14 ottobre. A commentarle Fratel Gabriele Di Giovanni, lasalliano direttore dell’Istituto Pio IX all’Aventino:

Sono tre sfide che richiamano al rispetto per Dio, per gli altri, per il mondo. Da chiarire in primis il concetto di trascendenza. C’è frattura se l’educazione è letta solo come un fatto umano. In concreto la scuola lasalliana per sua natura educa alla trascendenza: l’aula come una cappella e la cattedra come altare, visione antica ma forse feconda e un po’ abbandonata. Lo fa educando alla dimensione interiore, ricordando ovunque la presenza di Dio, offrendo momenti di preghiera, attività di riflessione con il Movimento Giovanile Lasalliano, educando allo spirito critico e alla autovalutazione, curando gli insegnanti di religione, proponendo temi di riflessione specifica nella rivista Sussidi per la catechesi, offrendo esperienze di volontariato, non come un mero fare, ma occasione di apertura alla presenza misteriosa di Dio. Sono i saperi che vanno aperti alla trascendenza e così proposti. I Lasalliani educano buoni cristiani e buoni cittadini: tuttavia riconosco che qualche volta il secondo aspetto prende il sopravvento. E’ che vogliamo anche il successo umano dei nostri giovani.Una realtà quella lasalliana nel mondo decisamente multiculturale, multietnica, multireligiosa

In Italia per ragioni storiche ed ambientali lo siamo un po’ meno. Il problema vero è che la questione delle differenze non è religiosa ma culturale e ambientale e vive purtroppo un rapporto strano con l’identità: sono inversamente proporzionali. Più aumenta l’identità, più aumentano o si avvertono le differenze. La sfida è approfondire l’identità per arrivare a valorizzare le differenze e non è facile perché è in controtendenza con i meccanismi sociali. In classe ho sempre invitato i miei alunni ebrei e musulmani a raccontare agli altri le loro feste. Educare al dialogo e al rispetto delle posizioni altrui sta anche nel far fare i verbali delle riunioni, spingere i giovani a fare esperienze missionarie e ad entrare in contatto con realtà diverse dalla loro – come per i nostri ragazzi l’esperienza nella scuola di seconda opportunità di Scampia – educare al pensiero divergente: accetto tutto quello che viene argomentato in modo serio.In merito alla frattura tra uomo, natura e società quale il vostro impegno?

E’ una sfida complessa perché mette tre elementi in gioco: l’uomo, rispetto alla natura, rispetto alla società. Rispetto alla natura siamo promotori di educazione ambientale ma il tema si è decisamente ampliato con la Laudato sì. Dovremo mettere in cantiere una riflessione educativa specifica in una forma più articolata. Rispetto alla società risale alla fine degli anni ’70 il primo convegno che abbiamo fatto di educazione sociopolitica. Non avevo venti anni e riconosco di averci capito poco. Per questa società occorre impegnarsi, soprattutto se si hanno o si aspirano ad avere, posti di responsabilità. A noi la sfida di saper accompagnare ciascuno a servire. (L.G.)

 

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