Direttori delle scuole lasalliane di Europa e Mediterraneo a convegno. Fr. A. Kilty, “costruire comunità educative reali e inclusive”

Cinque giorni di formazione per i direttori degli Istituti lasalliani: l’iniziativa, svoltasi dal 9 al 13 ottobre presso la Casa Generalizia, è stata promossa dalla RELEM la Regione Europa e Mediterraneo in collaborazione con l’Assedil. A confronto esperienze diverse: dall’Irlanda alla Palestina, da Istanbul all’Andalusia. Unica la passione educativa, fil rouge dell’incontro: il sentire comune a fronte di sistemi scolastici, tradizioni linguistiche, modi di gestione e tradizioni differenti. Tra i punti approfonditi la dimensione internazionale della RELEM, la missione educativa lasalliana, il management lasalliano: “una sharing leadership legata alla logica della condivisione” racconta Alberto Rizzi, docente del Gonzaga di Milano e responsabile delle relazioni esterne. “Non un uomo solo al comando ma una missione che invita ad essere insieme, associarsi, fare squadra”.

Ancora lavori di gruppo, visita alla mensa dei poveri di Villa Flaminia e all’ Istituto De Merode per la presentazione del progetto di pastorale dell’Istituto, focus sulla solidarietà nelle scuole lasalliane. Presente per le scuole italiane all’incontro anche Stefania Ienopoli, preside della scuola La Salle di Grugliasco, Torino: “gli interventi sulla pedagogia lasalliana e sul ruolo dei Dirigenti mi hanno permesso di osservare il mio lavoro da un altro punto di vista. Nei lavori di gruppo è stato possibile parlare con i colleghi europei e notare punti di forza e criticità delle diverse realtà. Centrale resta il carisma del Fondatore, la convinzione che sia nostro dovere portare i giovani a Cristo, pur operando in contesti socio-economici molto diversi. All’estero le scuole lasalliane sono scuole statali e, come tali, accessibili a tutti; in Italia sono scuole paritarie e il pagamento di una retta rischia di renderle scuole elitarie. Ci siamo confrontati su quante forme di povertà esistano oggi: forse la povertà “esistenziale”, il disgregarsi della famiglia e il venir meno dei valori cristiani sono le vere sfide”.

23 i paesi della RELEM in cui sono presenti centri educativi dei Fratelli delle Scuole Cristiane. “Nei distretti di Francia e Spagna” spiega Fratel Aidan Kilty, consigliere generale della Regione “ci sono più di 100 realtà educative ciascuno, mentre in Slovacchia e Giordania ce n’è una sola”. Secondo le ultime statistiche del dicembre 2016 complessivamente sono 400 i centri educativi a servizio di oltre 300 mila studenti: dalla scuola dell’infanzia all’università, in particolare in Spagna e Francia. Numerose anche le scuole di formazione professionale e le scuole di seconda opportunità, come quella di Scampia in Italia.

Diverse le modalità di funzionamento, unica la pedadogia, focalizzata sul bambino, figlio di Dio e la sfida di offrire a ciascuno una educazione di qualità per lo sviluppo pieno delle proprie potenzialità. “Per questo il fondatore insisteva sul buon funzionamento degli Istituti in grado di fornire risposte ai bisogni degli studenti e prepararli alla vita reale” sottolinea. “Un aspetto che accomuna tutti i centri educativi è l’impegno a costruire una comunità educativa reale, inclusiva che comprenda direttori, personale amministrativo, studenti, docenti, personale di servizio e supporti le famiglie nella loro azione educativa. Non sono aspetti esclusivi delle scuole lasalliane” aggiunge “ma caratterizzano quelle realtà della Regione che genuinamente cercano di integrare il carisma di San Giovanni Battista De La Salle nel contesto moderno”.

Diverse le sfide che attualmente le scuole si trovano ad affrontare: “dal controllo sempre più ampio esercitato dai governi su tutti gli aspetti della vita scolastica, le finanze in particolare, a quella di dedicare tempo alla celebrazione del proprio patrimonio spirituale e ad attività non accademiche ma che aiutano la maturazione dei ragazzi al di fuori del normale curriculum. Ulteriore sfida, che interessa le scuole in Medio Oriente, è l’instabilità politica e sociale e gli sconvolgimenti che il conflitto israelo-palestinese porta regolarmente ai nostri studenti, ad esempio dell’ Università a Betlemme”. (LG)

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