Una giornata di scuola. A Scampia Quindici liceali nel disagio della periferia di Napoli: «Qui si impara ad amare»

Quattro giorni in periferia per un’esperienza forte di prossimità. È stata la proposta dell’Istituto De Merode di Roma che ha portato 5 docenti e 15 studenti del liceo a Scampia presso CasArcobaleno, la comunità educativa dei Lasalliani per ragazzi in situazione di disagio. Programma serrato e deciso: servizio al campo Rom, alla ludoteca di Suor Edoarda, incontro e studio – informatica, preparazione atletica e chimica – con i ragazzi della scuola di seconda opportunità, visita con loro a Napoli, momenti di condivisione. «Non un evento messo tra parentesi per poi ricominciare la stessa vita di prima, ma una vera e propria esperienza vocazionale per guardare la propria vita da una prospettiva diversa, quella di una bambina del campo Rom, di un adolescente di Scampia che deve prendere la licenza media» sottolinea Andrea Sicignano, refe- rente della pastorale del De Merode.

«Questo il segreto del successo di un’esperienza ormai consolidata negli anni, pensata per cambiare il modo di pensare ed agire nel quotidiano, speranza per la società, strumento per sconfiggere quell’anestesia del cuore che fa vedere nel diverso un nemico, modo per costruire pace in una società meno divisa e più giusta». «Esuberanti, desiderosi di attenzione, ironici, i ragazzi di Scampia ». Lo sottolinea Andrea Testa, professore di italiano e latino al San Giuseppe, per la decima volta lì con i suoi studenti, «sensibili nel loro essere espressivi e diretti. Devo io ringraziare loro, maestri nella e della semplicità». Tra i docenti presenti anche Annalisa Malatesta, insegnante di storia e filosofia: «Da 7 anni ho la fortuna di vivere l’esperienza: un percorso di condivisione in situazioni di vita molto difficili ma ricche di umanità, prive di ogni maschera. Dal lavare i piatti insieme all’entrare nel campo Rom con occhi aperti e cuore accogliente». «Il campo di Giugliano è un’isola di felicità travestita d’inferno» sottolinea Eleonora Munaretto, responsabile del movimento giovanile lasalliano della scuola: «Quello che vedi entrando sono sassi e immondizia, baracche e degrado, una situazione indegna. Ma può trasformarsi nel posto più felice della terra quando i bambini che vivono lì ti corrono incontro con i loro sorrisi e le loro urla. Chiedono di andare a scuola e vivere serenamente, diritto negato ogni giorno». «Far incontrare giovani che provengono da mondi diversi è un’opportunità per costruire la pace» spiega Fratel Enrico Muller, responsabile di CasArcobaleno: «Una pace che viene dalla conoscenza e dall’incontro e non da teorie».

Francesco, 16 anni,lo testimonia: «Avevo dei pregiudizi prima, fondati su immagini e racconti di altri. Mi sono ricreduto e ringrazio la mia scuola per avermi permesso di vivere questa avventura». Anche Gemma, quinto liceo classico, appena rientrata dalla sua ennesima esperienza a Scampia, conferma: «Mi sono innamorata dei bambini del campo Rom: meno hanno e più ti danno». Una condivisione vera, dei carismi di ciascuno. Isabella Marciano, insegnante di latino e greco, cintura nera di judo racconta: «La realtà di Suor Edoarda è un’isola felice in mezzo a una realtà complicata e faticosa. Ho approfittato del tatami, il tappeto su cui si pratica il judo, per tirar fuori il loro entusiasmo e praticare insieme questo sport che avvicina. Alla fine mi hanno abbracciato forte trasmettendo quell’allegria contagiosa che vive in loro». Rosanna è l’ultima a scendere dal treno. Secondo scientifico, 15 anni appena compiuti: «Prima di venire a Scampia guardavo il mondo dalla finestra, non sentivo niente e non sapevo cosa significasse amare. Poi una bambina mi ha preso per mano ed ho capito tutto. E tu lo sai cosa significa amare? ».

Laura Galimberti

Avvenire, 5 aprile 2017

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