Sport e formazione. Malagò ricorda i suoi anni al De Merode

Il presidente del Coni intervenuto alla presentazione del libro di fratel Remo Guidi dedicato ai protagonisti del mondo lasalliano. Al centro, l’attenzione ai ragazzi

Forte l’impegno del Coni nel mondo della scuola. «Non sarebbe un nostro campo, da statuto, ma capisco che è una frontiera fondamentale in cui impegnarsi». A ribadirlo è il presidente Giovanni Malagò, intervenuto ieri sera, giovedì 19 genniao, all’Istituto De Merode alla presentazione del libro “Uomini in cattedra non per mestiere ma per passione”: galleria di protagonisti del mondo lasalliano, molti dei quali vissuti dentro le mura del Collegio di piazza di Spagna, scritto da fratel Remo Guidi. «Siamo fortissimi in Italia nell’associazionismo: 140mila le realtà, 11 milioni e 300mila gli italiani che, a tutti i livelli divisi in 64 federazioni, fanno sport. In qualsiasi posto vai magari non trovi un funzionario pubblico ma un volontario, un dirigente, uno sportivo associato sì. Non possono però fare tutto loro. Può scapparti un Mennea. Se l’insegnante, giocando a rubabandiera, non avesse osservato le sue qualità oggi non lo avremmo avuto».

Dall’alfabetizzazione motoria allo sport di classe alla buona scuola, le cose vanno meglio «ma siamo ancora indietro. È una scelta strategica, di politica sportiva, di cui sono molto fiero». Attenzione ai ragazzi, dunque, per uno sport che forma la persona. «Quel che sono lo devo al Collegio De Merode. Sono a casa qui. 13 anni di scuola, dalla prima elementare alla maturità scientifica, grazie alla testardaggine di mio padre, che pur abitando al Fleming si impose, perché il De Merode è una scuola molto seria». E prosegue, ricordando «quei meravigliosi 20 minuti tra una campanella e l’altra, il tempo del 2 contro 2 nel campetto, per poi, sudatissimi, rientrare in classe». La polisportiva, geniale intuizione del Fratelli, con la sua punta di diamante nella Stella Azzurra, rinomata squadra di basket. «Percorso unico e raro. Non esiste altra scuola che ha una identità simile con un gruppo sportivo», è il commento di Malgò.

Non solo didattica ed insegnamento, ma credibilità, attenzione alla formazione integrale del singolo, spirito di gruppo. Questo il ricordo del presidente Malgò relativo agli anni del De Merode. «Avevo un record: dal ’64 al ’77 ho fatto 13 giorni di assenza. Ero felice di andare a scuola, anche con la febbre. Gli ultimi tre anni mi davano anche le pagelle da compilare, per dare l’idea del rapporto che avevo con i Fratelli. Lo sa il presidente dell’associazione degli ex studenti: appena arriva il bollettino mi iscrivo. Se qualcosa ho fatto di buono è perché sono stato formato qui». Medaglie d’oro, 60/60 allo scientifico: «È stato un onore crescere tra questemura. Possono capirlo le persone che vi sono passate. Fantastici Freres che ci hanno accompagnato, che mi hanno regalato il senso del dovere, della responsabilità, quella che solitamente si dovrebbe imparare in famiglia».

FONTE ROMA SETTE

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